Quotidiano | Categorie: Fatti

VicenzaPiù vi informa da 12 anni e oggi vi regala il n. 1 e la notizia che il "clan Romano" esiste: ci hanno diffidato in 12 in fotocopia

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Domenica 5 Marzo 2017 alle 23:43 | 0 commenti

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Dopo più di tre mesi di "training" della piccola redazione di partenza con una testata civetta il 25 febbraio 2006 usciva il n. 1 di VicenzaPiù, allora settimanale cartaceo. Siamo, quindi, al dodicesimo anno di vita, difficile, intensa, esaltante, scegliete voi insieme a noi l'aggettivo giusto ma oggi il network multimediatico che fa capo a quella testata, diventata ora un periodico monografico, con "Vicenza. La città sbancata" a fare da apripista, "scrive" con VicenzaPiu.com la storia quotidiana dell'informazione locale indipendente e di "rottura" (dovrebbe essere informazione senza qualificativi ma oggi chi fa solo il suo lavoro sembra un marziano) e si prepara a intensificare la sua presenza nel racconto e nell'approfondimento del territorio col lancio di un palinsesto innovativo su VicenzaPiu.tv e su LaPiù.Tv.

Ecco, dopo dodici anni ci siamo senza padrini e padroni, che non siano i lettori, e cresciamo nonostante le mille difficoltà frapposteci ma grazie all'intensità del lavoro che sviluppa la nostra redazione e all'esaltazione che ci trasmette la crescita esponenziale dei nsotri lettori e la fiducia che in noi ripongono.

Se esistiamo e cresciamo da dodici anni vuol dire abbiamo smentito la facile previsione che non saremmo durati più di tre numeri (tradotto "tre settimane"), che all'uscita del n. 1 di VicenzaPiù ci fece Luca Ancetti, allora a capo di Tva e ora premiato per la "fedeltà" alle sue linee guida dalla direzione del GdV.

Ma se da dodici anni raccontiamo tutto e senza filtri a decine di migliaia di lettori (sul web si chiamano utenti, dell'informazione ovviamente) lo dobbiamo a non aver ascoltato la "linea guida" che Ancetti, insieme alla sua funerea previsione, ci aveva indicato: «Non durerai più di tre numeri ma, te lo consiglio, se vuoi provare scrivi di tutto ma non toccare gli interessi economici».

Non li abbiamo toccat? Mah.

La storia recente e quotidiana la conosce la gran parte di voi, i primi che ci accompagnarono la incoraggiarono subito la nostra, opposta linea editoriale, a tutti regaliamo oggi due cose.

La prima è una copia digitale del nostro n. 1, uscito in edicola quel lontano, ma a noi sembra ieri, 25 febbraio 2016: cliccate qui e vediamo insieme se siamo cresciuti, insieme.

La seconda fa parte della nostra pervicacia a non fare quello che Ancetti ci consigliò pur di tutealre verità, lettori e cittadini.

Da tempo ci stiamo occupando di fare luce sulla formazione regionale e sul "presunto clan Romano" a dire il vero senza ricevre collaborazione alcuna, nonostante le nostre domande e "denunce", alcune risalenti ad anni fa, da parte dell'assessore Elena Donazzan, la referente "politica" di Santo Romano, il dirigente competente ai meccanismi di assegnazione dei fondi per la formazione.

La nostra inchiesta, difficile, intensa e esaltante, tanto per cambiare, riguarda "i fondi in gran parte europei, gestiti dalla Regione Veneto attraverso bandi di concorso rivolti ad enti esterni accreditati nella cui «selezione, nella redazione dei bandi e nel complesso sistema di gestione e controllo interno sarebbero stati distratti più di 100 milioni di euro all'anno, una cifra seconda per importanza solo a quella del bilancio della sanità regionale»...".

Ebbena, da quando l'abbiamo ripresa, il 2 gennaio 2017, pur riportando, come nostra abitudine i nomi accompagnati da fatti e documenti, sempre e fine all'ultimo articolo delle prime due parti, quello del 6 febbraio 2017, abbiamo scritto che l'inchiesta riguardava il "presunto clan Romano" e l'eventuale ruolo dell'assessore attendendo di dimostrare, mano a mano che esaminavamo fatti e documenti, che esistesse veramente il "clan".

Ma, in anticipo su fatti e documenti, all'inizio del dodicesimo anno della nostra attività giornalistica ci è arrivata la conferma ufficiale che il "clan Romano" non è presunto ma esiste.

Ci sono, infatti, arrivate a raffica nei giorni del nostro anniversario proprio 12 minacciose diffide, contemporanee e addirittura identiche nel testo, a proseguire nella nostra inchiesta con, apposte su pagine fotocopie, a volta mal fatte, l'una dell'altra, le firme di dodici dei nomi citati nella nostra inchiesta e cioè: Santo Romano, Lara Lupinc, Alessandro Agostinetti, Claudia Bettin, Annamaria Colturato, Alessandro Gallo, Alberto Masut, Marco Giorio, Andrea Rodighiero, Giansalvo Rosana, Massimo Toffanin, Vanda Togni.

In tutte le diffide fotocopia, scritte dalla stessa mano, leggiamo che

"...vista l'enorme gravità delle tesi prospettate, peraltro basate su illazioni, deduzioni e vere e proprie accuse del tutto infondate;
visto il gravissimo e palese nocumento alla mia reputazione, che deriva immediatamente dalla prospettazione della mia presunta gestione di (il termine usato da Romano dagli altri 11 è sostituito da "affiliazione a") un sistema che, per modalità operative e finalità, viene descritto come una vera e propria associazione per delinquere;

si diffida Codesta Testata e il suo Direttore Sig. Giovanni Coviello

dal pubblicare nuovamente articoli diffamatori ai danni del sottoscritto dott. Santo Romano; a rimuovere immediatamente dal sito web ogni traccia di tutti i summenzionati articoli, con
riserva di ogni successiva azione nelle opportune sedi giudiziarie..."

Ebbene 12 minacce fatte di frasi e senza documenti a supporto che smentiscano i fatti e i documenti a supporto a cui abbiamo fatto riferimento nei primi articoli sul "presunto clan Romano".

Ora per Wikipedia, ad esempio, "clan è un termine di origine gaelica (clann) che significa letteralmente figli oppure famiglia, e identifica genericamente un'aggregazione di persone unite da gradi di parentela o di affinità, oppure di comunanza di interessi".

I dodici firmatari delle diffide senza documenti a supporto, che smentiscano i nostri, se non sono parenti che nella casa comune si sono scambiate le fotocopie da firmare e spedire in contemporanea, evidentemente formano un'aggregazione di persone unite da gradi non di parentela ma di affinità, oppure di comunanza di interessi", un clan cioè.

Se gli interessi che uniscono il clan Romano siano leciti o meno lo deciderà chi magari se ne sta occupando nelle sedi opportune, dopo le denunce arrivate pubblicamente anche sulla scrivania di Luca Zaia.

Noi, dopo aver fatto in anticipo i passi che il clan minaccia di compiere contro di noi se non smetteremo di scriverne, quegli interessi ve li racconteremo puntualmente.

Perchè è nostro dovere di cronisti, che la pensano diversamente dal direttore confindustriale che ci consigliò di non toccare gli interessi economici, assolvere a compiti difficili, intensi ma anche esaltanti.

Per la società che vogliamo migliore di quella attuale.

P.S. A proposito, a noi piace scrivere documentati, per cui ecco il file con le dodici diffide clonate, anzi no, "clanate"...


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