Quotidiano |

La Fondazione Roi contro VicenzaPiù e il prof "pro tempore" Giovanni Villa contro l'evidenza: caso oscurato a Vicenza, Ossigeno per l'Informazione lo divulga anche in inglese. Dalla Rosa sta con Bulgarini anche su questo?

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Domenica 18 Marzo 2018 alle 12:15 | 0 commenti

ArticleImage

Continua il silenzio generale della stampa locale e dell'amministrazione comunale uscente di Achille Variati sullo scandalo della Fondazione Roi, nel cui cda a guida Ilvo Diamanti ancora siede il prof. Giovanni Villa, o Giovanni Carlo Federico Villa che dir si voglia, censurato ufficialmente per suoi comportamenti anche dall'Università di Bergamo in cui insegna a  tempo pieno ("ancora per poco" ci dicono fonti di quella città) e a cui non aveva chiesto, come da legge, il permesso di ricoprire un ruolo retribuito proprio dalla Roi come direttore tecnico o scientifico che dir si voglia dei Musei Civici di Vicenza (salvo le aggiunte sul sito comunale, postume alle nostre denunce, erano e sono solo la Pinacoteca Chiericati, il Museo Naturalistico Archeologico di S. Corona e il Museo del Risorgimento e della Resistenza).

Di fatto la Fondazione ha pagato Giovanni Villa (30.000 euro per un anno e tramite una sua accomandita, anch'essa non segnalata all'Ateneo orobico, la Didakè sas) per quel ruolo al Chiericati che, secondo l'interpretazione a dir poco forzata di Variati, Bulgarini & c., dava e darebbe ancora diritto a far parte del cda della Roi stessa come se fosse il direttore pro tempore dei Musei e non il surrogato "direttore tecnico", non previsto dallo statuto, proprio al prof, forse, ora "pro tempore" a Bergamo...
Refrattario alle nostre documentate denunce, alle interrogazioni comunali di Liliana Zaltron (qui l'ultimo intervento), agli esposti in Procura del M5S con le firma oltre che della Consigliera comunale anche dell'allora senatore Enrico Cappelletti e agli accertamenti condotti per altri fatti (abuso d'ufficio) dalla Guardia di Finanza di Vicenza, è soprattutto Jacopo Bulgarini d'Elci, che fa da scudo al sindaco uscente, chissà per quali reconditi motivi di fronte a tanta evidenza, e che ora è stato aggregato, dopo averla attaccata con virulenza durante le primarie e alla loro conclusione, alla "squadra" che sostiene la corsa di Otello Dalla Rosa a successore e, purtroppo, ingabbiato continuatore del sindaco monarca di Vicenza per 10 anni.
C'è chi dice che quando Bulgarini afferma che sosterrà in campagna elettorale il candidato di centro(sinistra) ma che non si candiderà (cosa, per altro, che mai ha fatto anche prima di essere nominato vice sindaco e assessore alla cultura e quant'altro da Variati) perché è finita la sua "partecipazione diretta all'amministrazione cittadina" sarebbe sottinteso che in futuro, vincendo Dalla Rosa, ce lo ritroveremmo in qualche incarico para pubblico, tipo proprio i Musei cittadini o la Bertoliana o qualcosa di simile.

In questo quadro fa strano che per la stampa locale mainstream (alias tradizionale, ergo cartacea) che dovrebbe essere indipendente nel narrare i fatti, per poi commentarli come vuole, a differenza dei vertici comunali attuali e futuri guidati dai loro disegni ancora non dichiarati, di fatto non esista tutto questo "casino" intorno a Giovanni Villa, che approvò, da pseudo direttore comunale del Chiericati, anche i disegni, gli atti e i bilanci disastrosi dell'era di Gianni Zonin alla presidenza della Roi, disegni, atti e bilanci la cui rivelazione documentata e puntuale ci costò una denuncia per danni milionari da parte del presidente "pro tempore", anche lui che infatti ora non c'è più, della Fondazione voluta dal povero Marchese Giuseppe Roi.
Al silenzio a Palazzo Trissino su questi fatti e al suo mutismo sulla denuncia, a parte un formale e timido accenno all'epoca proprio di Bulgarini, si accompagna, quindi, la censura sulla stampa mainstream non solo della denuncia contro di noi "brutti e cattivi" ma anche e secondo la logica della disinformazia indigena il silenzio totale sull'avvenuta transazione, non certo chiesta da chi scrive, che ha portato alla chiusura della causa.
Se a questo silenzio locale aggiungiamo quello dell'Ordine dei Giornalisti del Veneto si capisce perché in Italia c'è sempre meno spazio per l'informazione non asservita.
Per fortuna, però e per darci coraggio, esistono giornali nazionali come Il Fatto Quotidiano, che ha dato rilievo all'attacco da noi subito, e, soprattutto, Ossigeno per l'Informazione (Osservatorio promosso da FNSI e OdG sui cronisti minacciati e sulle notizie oscurate), che non solo ci espresse ufficiale e concreta solidarietà all'atto della denuncia temeraria l'11 novembre (e in inglese il 16) ma che ha dato notiza della sua "cancellazione" prima, il 6 marzo, con una nota in italiano e ora, il 15 marzo, addirittura con la sua divulgazione in inglese che riportiamo di seguito.
Perché il mondo sappia quello che qui viene nascosto.
E non solo sulla Roi...


Vicenza. Roi Foundation renounces to request of one million for compensation

15 marzo 2018   12:30

The new president signed a transaction with the VicenzaPiù newspaper. In 2016 the former president of the Foundation, Giovanni Zonin, had mentioned the chied editor Giovanni Coviello

The hearing of the civil case, filed at the Court of Vicenza, scheduled for September 2018, will no longer proceed. The issue was closed between the parties, on January 29, 2018, when the Fondazione Roi, currently chaired by Ilvo Diamanti, and the VicenzaPiu.com online newspaper signed an agreement putting an end to the civil litigation. Thus falls the request for compensation of one million euros advanced by the Foundation during the management of the previous president, Giovanni Zonin, against Giovanni Coviello, then head of the newspaper, from which he resigned to run for the parliamentary elections on March 4, 2018.

Zonin accused Coviello of having deliberately damaged the Foundation’s image and decor by publishing, between 4 and 14 March 2016, a series of articles in which he criticized the management of the directors and formulated negative judgments on the purchase of the property that in the past hosted the “Corso” cinema, and an investment of 26 million euros (read).


Commenti

Ancora nessun commento.
Aggiungi commento

Accedi per inserire un commento

Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.



ViPiù Top News


Commenti degli utenti

Domenica 28 Ottobre 2018 alle 22:37 da Kaiser
In Aim, è Gianfranco Vivian il nuovo amministratore unico del gruppo: il video della conferenza stampa di Francesco Rucco

Sabato 27 Ottobre 2018 alle 12:57 da zenocarino
In Aim, è Gianfranco Vivian il nuovo amministratore unico del gruppo: il video della conferenza stampa di Francesco Rucco

Giovedi 11 Ottobre 2018 alle 07:02 da kairos
In Pd e civici di csx della città di Vicenza dicono no a Rucco in Provincia. Dure accuse alla dem Luisetto. Le interviste a Spiller, Marchetti, Colombara e Tosetto: "presi in giro"

Giovedi 2 Agosto 2018 alle 16:26 da PaolaFarina
In Il Clan dei Tamimi: un "racconto diverso" sulla vicenda di Ahed Tamini, l'attivista palestinese diciassettenne appena liberata
Rispondo a Germano Raniero dal mio articolo che, come dice Raniero è monco. Me lo hanno fatto notare in tanti, ma scrivere la storia dei Tamimi bisognerebbe farlo a puntate. Chi come Raniero, cerca giustificazioni nell'asset familiare e nell'ambiente di questa attricetta (già protagonista di un documentario), chi si aggrappa "all'occupazione" (occupazione?) ai lager della Cisgiordania, spesso contrapposti ad alberghi a cinque stelle dove dormono i paraculati delle ONG, chi tollera il terrorismo da ritorsione, sappia che spontaneo o da ritorsione, sempre terrorismo è fa sminuire la figura da pacifista a pacifinto, perché non ci può essere pace costruita su fondamenta di terrorismo. Io sto cercando di evidenziare che la promozione di questa stronzetta viene abilmente sovrapposta all’attività terroristica dei compenti della sua famiglia. Detto questo l'attricette eretta a paladina è contestata anche dai palestinesi, perché non rappresenta un'icona di salvatrice della patria, Ahed è un nuovo simbolo difforme della resistenza palestinese,anche per il suo look occidentale, quasi americanizzato, per la sua fisicità e il suo stile di vita (non porta il velo, tocca i maschi…una vera combattente per la causa palestinese non lo farebbe mai, se io, alla mia età toccassi le palle ai militari israeliani finirei in galera e butterebbero via le chiavi...per via dell’età)… Questi atteggiamenti non rappresentano lo stereotipo della bambina palestinese, quanto una figura mediatica di successo (trovo strano che la maggioranza dei giornalisti non si sia posto questo problema), creata ad arte, per arricchire la famiglia che è stata anche foraggiata da Erdogan con regalie varie….e adesso ditelo a Erdogan...tanto non mi mette in prigione, perché le sue galere sono piene di dissidenti, tra il silenzio di questi pacifisti di basso livello.
Gli altri siti del nostro network