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Chi decide ora per i crediti deteriorati di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca?

Di Rassegna Stampa Domenica 30 Luglio 2017 alle 15:21 | 0 commenti

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di Marco Greggio e Filippo Greggio, da FallimentieSocieta.it (Osservatorio di diritto societario e fallimentare Triveneto
Dopo l'acquisizione di Banca Intesa SanPaolo (di parte) degli assets di Veneto Banca S.p.A. e Banca Popolare di Vicenza S.p.A., si è creato un temporaneo "vuoto" relativo alla gestione dei crediti deteriorati (rimasti in capo alle liquidazioni coatte amministrative delle banche) che rischia di pregiudicare seriamente l'esito di alcune procedure di ristrutturazione (attualmente in corso) delle società esposte finanziariamente nei confronti dei predetti istituti di credito. Vediamo il perché.

In data 25 giugno 2017 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 146 il D.L. n. 99/2017, recante disposizioni urgenti per la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, il quale - appunto - disciplina l'avvio e lo svolgimento della procedura di l.c.a. delle suddette banche, nonché le modalità e le condizioni delle misure a sostegno di queste ultime in conformità con la disciplina europea in materia di aiuti di Stato.
Tra le disposizioni urgenti adottate con il D.L. n. 99/2017 è stata prevista la cessione delle attività di tali istituti bancari ad un acquirente selezionato sulla base di una procedura aperta e trasparente, poi individuato in Intesa Sanpaolo S.p.A. (rimasto l'unico offerente).
Banca Popolare di Vicenza hanno sottoscritto un contratto di cessione d'azienda per effetto del quale sono stati trasferiti all'acquirente Intesa Sanpaolo i relativi compendi aziendali di tali banche e delle relative società controllate al valore simbolico di 1 euro, nonché i lavoratori dipendenti (rimasti).
In estrema sintesi1, si tratta di attivi per un valore provvisorio di 45,9 miliardi, composti principalmente da crediti verso banche (3,8 miliardi), crediti in bonis verso la clientela (30,1 miliardi), attività finanziarie (8,8 miliardi), e per la parte restante da poste di varia natura. Il totale comprende crediti in bonis di minore qualità, che hanno una probabilità relativamente elevata di trasformarsi in partite deteriorate (c.d. crediti "high risk" 1). Intesa ha tuttavia la possibilità di retrocedere questi attivi alla liquidazione (art. 4, co. 5, lett. a) e b) del D.L. n. 99/2017): il valore definitivo degli attivi complessivi acquisiti da Intesa potrebbe pertanto essere inferiore a 45,9 miliardi di Euro.
Al contempo, Intesa ha acquisito passività per complessivi 51,3 miliardi, composte principalmente da debiti verso banche (9,3 miliardi) e verso clientela (25,8 miliardi) e da titoli in circolazione (11,8 miliardi).
Lo sbilancio tra attività e passività acquisite rappresenta un credito di Intesa nei confronti delle liquidazioni ed è stato provvisoriamente quantificato in 5,4 miliardi. Il valore potrà essere definito con precisione in esito alle eventuali retrocessioni di poste per le quali è stata prevista tale possibilità in capo a Intesa, nonché alla luce della due diligence sul compendio ceduto che sarà effettuata da un collegio di esperti indipendenti, come previsto dall'art. 4, comma 4, del D.L. n. 99/2017.
Il credito di Intesa nei confronti delle liquidazioni è garantito dallo Stato sino a un importo massimo di 6,4 miliardi.
Le poste dell'attivo e del passivo escluse dal perimetro acquisito da Intesa sono rimaste nelle liquidazioni delle due banche. In particolare, l'attivo, provvisoriamente fissato in 11,6 miliardi, è composto da crediti deteriorati (9,9 miliardi di valore netto contabile, 17,8 di valore lordo) e da alcune partecipazioni ed interessenze non strategiche (1,7 miliardi).
In base all'art. 5 del D.L. n. 99/2017, i crediti deteriorati/in sofferenza (dagli unlikely to pay agli non performing loans) rimasti in capo alle liquidazioni saranno oggetto di cessione da parte dei commissari liquidatori alla Società per la Gestione di Attività - S.G.A. S.p.a., sulla base di un successivo decreto del Ministro dell'Economia e delle Finanze, che tuttavia ad oggi non è stato ancora emesso.
Al di là dei numeri relativi alla suddetta operazione, si evidenzia come a seguito del trasferimento del personale di Veneto Banca e Popolare di Vicenza in Intesa Sanpaolo, ad oggi non risultano esserci soggetti con poteri di gestire e deliberare in ordine alle procedure concordatarie che coinvolgono anche crediti delle due banche venete. Tant'è che i commissari liquidatori di Veneto Banca e Popolare di Vicenza stanno trattando con Intesa Sanpaolo dei contratti di "service" per la gestione medio tempore, tra l'altro, delle posizioni creditorie coinvolte nelle procedure e, presumibilmente, tali contratti saranno sottoscritti non prima di qualche giorno (o settimana).
Tra le varie conseguenze di tale (momentaneo) "vuoto" decisionale, v'è da chiedersi quale sarà la sorte dei piani di concordato che devono essere in questi Tra le varie conseguenze di tale (momentaneo) "vuoto" decisionale, v'è da chiedersi quale sarà la sorte dei piani di concordato che devono essere in questi giorni approvati, ossia votati espressamente (essendo stata abrogata -come noto- la norma che prevedeva il silenzio/assenso dei creditori ammessi al voto), dai creditori chirografari (e, quindi, anche - e soprattutto - dalle banche). Problema molto sentito nel territorio del Veneto, dove sovente accade che una società veda tra i suoi creditori principali proprio le due banche venete, spesso determinanti per l'approvazione o meno della proposta concordataria. Invero pare sia un caso in cui sussistano giustificati motivi sopravvenuti per il rinvio delle adunanze dei creditori fissate proprio in questi giorni, in attesa che si completi il nuovo assetto organizzativo di Veneto Banca e Popolare di Vicenza (derivante dall'applicazione del D.L. del 25.6.2017, n. 99), e che vi siano quindi dei soggetti legittimati e dotati dei poteri necessari alla gestione delle posizioni creditorie deteriorate delle due banche in l.c.a. (si registra al riguardo già un precedente presso il Tribunale di Vicenza).
Più in generale, tuttavia, v'è da chiedersi: quale sarà la sorte di molte procedure di ristrutturazione dei debiti (accordi di ristrutturazione ex art. 182 bis l.f. o piani attestati ex art. 67 l.f.) in dirittura d'arrivo proprio in questi giorni (prima della pausa estiva), nei casi in cui il consenso delle due banche venete sia determinante? In tale vuoto decisionale si posticiperà tutto a settembre, così rischiando di pregiudicare seriamente piani di risanamento in cui il fattore tempo, spesso, è essenziale?
Insomma, un bel pasticcio, che rischia di complicare ulteriormente la situazione delle società esposte finanziariamente in maniera significativa nei confronti delle due banche venete.

1 Rimandando per approfondimenti sul punto alla memoria esplicativa della Banca d'Italia sulla soluzione della crisi di Veneto Banca S.p.A. e Banca Popolare di Vicenza S.p.A., rinvenibile qui


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