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Radio Vicenza rompe il silenzio vicentino, presenta "BPVI. Bugie Popolari Vicentine" e non obbedisce al MinCulPop locale

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Mercoledi 23 Maggio 2018 alle 22:58 | 0 commenti

Il 14 maggio abbiamo presentato nella sala convegni di Apindustria Vicenza il libro dossier "BPVi. Bugie Popolari Vicentine". All'evento era totalmente "desaparecido" Otello Dalla Rosa, il candidato sindaco di centro sinistra, quello che fa campagna non dedicando una sia pur minima, reale, attenzione alle migliaia di concittadini vittime della truffa di sistema della Banca Popolare di Vicenza made in Gianni Zonin & suoi amici, e colleghi di Cda, tra cui il precedente presidente di Confindustria Vicenza, Giuseppe Zigliotto, (membro del cda BPVi a Vicenza) e il suo successore Luciano Vescovi, vice presidente della posseduta Banca Nuova a Palermo, tutti storicamente vicini ad Achille Variati.

Evidentemente il successore che il mondo di Variati vuole che gli succeda, perchè nulla di buono succeda?, preferisce sfruttare il ben più "comodo" dossier (ci fa sorridere e piangere insieme chiamarlo così) fatto di copia e incolla di like, frasi e foto di alcuni innocui, anche se allucinati deficienti, fascisti o parafascisti che vengono giustamente associati al competitor di centro destra Francesco Rucco, che, però, un atto molto non fascista lo ha compiuto il 14 maggio, quando, bloccato realmente in maniera imprevista dal funerale della moglie di un suo caro e notissimo amico, non è potuto venire di persona, come hanno fatto gli altri candidati sindaco, meno l'Otello di Vicenza, ma si è subito fatto rappresentare da una sua folta delegazione.

Ricordato agli anti fascisti di maniera di oggi (con ricchi uffici stampa armati di tasti avvelenati) che i loro padri e nonni combatteremo, con le armi e col rischio della vita, per tutte le libertà, tra cui, fondamentale, quella della stampa libera dai condizionamenti del potere, il 14 maggio non era assente solo il mondo (di mezzo?) di chi politicamente e finanziariamente ha governato la città, ma, presente addirittura l'inviato da Roma di La 7, non si è vista traccia di tutta la stampa locale cartacea, televisiva e web anche se, noi sognatori, pensavamo che avessero un sussulto di orgoglio almeno gli altri media se non proprio i colleghi più dignitosi del quotidiano di Confindustria tirati in ballo per le fake news della BPVi da diffuse da loro vicini di scrivania.

Non solo il sussulto non lo hanno avuto ma del libro, che sta andando come deve andare un libro denuncia di questo tipo, un vero dossier agli atti della Commissione di inchiesta sulle banche venete (lo trovate nelle migliori edicole e in librerie, presso la nostra sede di Vicenza Strada Marosticana 3 oppure qui per acquistarlo online o su Amazon.it) nessuno ha parlato, finora, per compiacere il vicentino MinCulPop, versione odierna del Ministero della Cultura Popolare, il motore della macchina del consenso fascista.

Nessuno aveva parlato finora perchè stamattina Radio Vicenza, una emittente indipendente della città, ci ha ospitato nei suoi studi a Vicenza Ovest e Matteo Leandri, durante la sua trasmissione di intrattenimento "Tutti in centro", ci ha intervistato catturando con intelligenza e curiosità da cittadino l'attenzione dei suoi ascoltatori, cosa non fatta dai giornalisti.

Lui che giornalista non è...


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Rispondo a Germano Raniero dal mio articolo che, come dice Raniero è monco. Me lo hanno fatto notare in tanti, ma scrivere la storia dei Tamimi bisognerebbe farlo a puntate. Chi come Raniero, cerca giustificazioni nell'asset familiare e nell'ambiente di questa attricetta (già protagonista di un documentario), chi si aggrappa "all'occupazione" (occupazione?) ai lager della Cisgiordania, spesso contrapposti ad alberghi a cinque stelle dove dormono i paraculati delle ONG, chi tollera il terrorismo da ritorsione, sappia che spontaneo o da ritorsione, sempre terrorismo è fa sminuire la figura da pacifista a pacifinto, perché non ci può essere pace costruita su fondamenta di terrorismo. Io sto cercando di evidenziare che la promozione di questa stronzetta viene abilmente sovrapposta all’attività terroristica dei compenti della sua famiglia. Detto questo l'attricette eretta a paladina è contestata anche dai palestinesi, perché non rappresenta un'icona di salvatrice della patria, Ahed è un nuovo simbolo difforme della resistenza palestinese,anche per il suo look occidentale, quasi americanizzato, per la sua fisicità e il suo stile di vita (non porta il velo, tocca i maschi…una vera combattente per la causa palestinese non lo farebbe mai, se io, alla mia età toccassi le palle ai militari israeliani finirei in galera e butterebbero via le chiavi...per via dell’età)… Questi atteggiamenti non rappresentano lo stereotipo della bambina palestinese, quanto una figura mediatica di successo (trovo strano che la maggioranza dei giornalisti non si sia posto questo problema), creata ad arte, per arricchire la famiglia che è stata anche foraggiata da Erdogan con regalie varie….e adesso ditelo a Erdogan...tanto non mi mette in prigione, perché le sue galere sono piene di dissidenti, tra il silenzio di questi pacifisti di basso livello.
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