Quotidiano | Categorie: Economia&Aziende

"Non c'è spazio per quel giudice" a Vicenza, è il libro scritto dall'ex Gip Cecilia Carreri. Che a Roma non dà spazio a VicenzaPiù al convegno M5S su crac BPVi e Veneto Banca

Di Paolo Dal Dosso Martedi 19 Settembre 2017 alle 23:01 | 0 commenti

Roma, servizio esclusivo del nostro corrispondente a Roma - Si è svolto oggi, martedì 19 settembre, presso la sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, il convegno "Banche Venete tra Silenzi e Complicità", promosso da Emanuele Cozzolino, deputato del MoVimento 5 Stelle e con relatori di spicco (clicca qui per le informazioni generali, ndr). Silenzi e complicità: è un atto di accusa pacato e ragionato alle banche venete quello che parte dalla sala Zuccari di palazzo Giustiniani, ma quando parlano i risparmiatori la temperatura sale. Politica e magistratura - o almeno parte di esse - ripercorrono le tracce dello scandalo che parte dai primi anni del nuovo millennio e arriva ai giorni nostri.

"Ci sono 220 mila risparmiatori truffati che chiedono venga fatta giustizia - esordisce il senatore grillino Enrico Cappelletti -. Lo scopo del convegno è tenere alta l'attenzione e inserire qualche altro pezzo nel puzzle per capire connivenze e silenzi".

E su silenzi e complicità le testimonianze sono molte, a partire da quella del questore del Senato Laura Bottici, che vede somiglianze con la vicenda del Monte dei Paschi di Siena: "Ho fatto due richieste a Bankitalia su Mps - dice Bottici - ma mi hanno risposto che non potevano dirmi nulla, c'era la privacy".
A ripercorrere i fatti che hanno portato ai giorni nostri Cecilia Carreri, autrice del libro "Non c'è spazio per quel giudice" di cui tanto si è già parlato in queste pagine, e già Gip al tribunale di Vicenza per 15 anni.

Con noi non parla - l'accusa è di aver pubblicato mail che lei definisce "riservate" - e per VicenzaPiù non ha spazio il Gip a cui, si legge nel libro, è stato tolto lo spazio per aver osato rinviare a giudizio Gianni Zonin.

Ma nel suo intervento, il primo in pubblico e di cui pubblichiamo in esclusiva comunque due flash significativi, Cecilia Carreri, esclusa dalla magistratura ufficialmente per aver regatato durante periodi di assenza per malattia, parte dal 2001, quando dopo segnalazioni e un'ispezione di Bankitalia viene aperto un fascicolo sul presidente BPVi Gianni Zonin con accuse dal falso in bilancio alla truffa in cui era evidente, scrive Carreri, l'assoluta mancanza di controlli istituzionali. La magistratura non aveva voluto approfondire, scrive nel suo libro.
Carreri evidenzia la complicità dell'intera città di Vicenza: "Quel che lì viene chiamato ‘sistema' è un modo di operare con la corruzione che va ben oltre la bustarella di una volta, c'è una rete di protezione che rende la città un fortino inespugnabile". Carreri parla anche di impreparazione della magistratura su reati finanziari di questa portata, ritiene la vicenda delle banche venete simile a quella Alitalia e va ancora più in là, fino al caso Sindona. "BPVi serviva da volano per dare soldi ai privati all'insaputa dei risparmiatori", conclude l'ex Gip di Vicenza, che chiede agli inquirenti di controllare le società estere che hanno ricevuto soldi dagli istituti di credito falliti.
Ad alzare i toni le associazioni dei risparmiatori, che lanciano per il prossimo 4 ottobre a Montecitorio la "giornata nazionale del risparmio tradito".

"È tempo di uscire di casa - dice il senatore Cappelletti - manifestare e far sentire forte la propria voce anche sotto le finestre dei palazzi. Quel che non riusciamo a ottenere nei palazzi si può avere sensibilizzando media e persone".
Infine Laura Bottici: per il questore di palazzo Madama il fondo da 60 milioni chiesto insistentemente per risarcire almeno in parte tutti i danneggiati "è una grande opportunità per Banca Intesa Sanpaolo, una splendida pubblicità per pulirsi la faccia".


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Rispondo a Germano Raniero dal mio articolo che, come dice Raniero è monco. Me lo hanno fatto notare in tanti, ma scrivere la storia dei Tamimi bisognerebbe farlo a puntate. Chi come Raniero, cerca giustificazioni nell'asset familiare e nell'ambiente di questa attricetta (già protagonista di un documentario), chi si aggrappa "all'occupazione" (occupazione?) ai lager della Cisgiordania, spesso contrapposti ad alberghi a cinque stelle dove dormono i paraculati delle ONG, chi tollera il terrorismo da ritorsione, sappia che spontaneo o da ritorsione, sempre terrorismo è fa sminuire la figura da pacifista a pacifinto, perché non ci può essere pace costruita su fondamenta di terrorismo. Io sto cercando di evidenziare che la promozione di questa stronzetta viene abilmente sovrapposta all’attività terroristica dei compenti della sua famiglia. Detto questo l'attricette eretta a paladina è contestata anche dai palestinesi, perché non rappresenta un'icona di salvatrice della patria, Ahed è un nuovo simbolo difforme della resistenza palestinese,anche per il suo look occidentale, quasi americanizzato, per la sua fisicità e il suo stile di vita (non porta il velo, tocca i maschi…una vera combattente per la causa palestinese non lo farebbe mai, se io, alla mia età toccassi le palle ai militari israeliani finirei in galera e butterebbero via le chiavi...per via dell’età)… Questi atteggiamenti non rappresentano lo stereotipo della bambina palestinese, quanto una figura mediatica di successo (trovo strano che la maggioranza dei giornalisti non si sia posto questo problema), creata ad arte, per arricchire la famiglia che è stata anche foraggiata da Erdogan con regalie varie….e adesso ditelo a Erdogan...tanto non mi mette in prigione, perché le sue galere sono piene di dissidenti, tra il silenzio di questi pacifisti di basso livello.
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