Quotidiano | Categorie: Politica

L'ultimo dei tre confronti di VicenzaPiù: quello tra Franca Equizi e... l'ancora assente Otello Dalla Rosa

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 7 Giugno 2018 alle 09:25 | 0 commenti

Non c'era Otello Dalla Rosa a confrontarsi con Francesco Rucco, per precedenti impegni come ci aveva fatto scrivere dallo staff, martedì scorso quando abbiamo registrato (e dovuto cambiare scaletta) il primo degli incontri con i candidati sindaco di Vicenza, ma non c'era neanche ieri, mercoledì, senza neanche rispondere all'invito in cui gli comunicavamo che, avevando cambiato scaletta, gli avevamo reso disponibile un'altra finestra temporale. C'era, però, rispettosa fino in fondo degli elettori, Franca Equizi che, trascurata dai media mainstream come altri candidati cosiddetti "minori", come se minori fossero i cittadini che la sceglieranno, ha risposto a modo suo alle domande sul futuro di Aim, delle quote della ex Fiera di Vicenza, del Parco della Pace o, per chi ha lottato contro la base, Parco per la Pace, della Fondazione Roi e dei soci truffati della Banca Popolare di Vicenza. Qui il confronto tra Rucco e Maroso e qui quello tra Albertin e Bano. Buon voto il 10 giugno dalle 7 alle 23.

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Rispondo a Germano Raniero dal mio articolo che, come dice Raniero è monco. Me lo hanno fatto notare in tanti, ma scrivere la storia dei Tamimi bisognerebbe farlo a puntate. Chi come Raniero, cerca giustificazioni nell'asset familiare e nell'ambiente di questa attricetta (già protagonista di un documentario), chi si aggrappa "all'occupazione" (occupazione?) ai lager della Cisgiordania, spesso contrapposti ad alberghi a cinque stelle dove dormono i paraculati delle ONG, chi tollera il terrorismo da ritorsione, sappia che spontaneo o da ritorsione, sempre terrorismo è fa sminuire la figura da pacifista a pacifinto, perché non ci può essere pace costruita su fondamenta di terrorismo. Io sto cercando di evidenziare che la promozione di questa stronzetta viene abilmente sovrapposta all’attività terroristica dei compenti della sua famiglia. Detto questo l'attricette eretta a paladina è contestata anche dai palestinesi, perché non rappresenta un'icona di salvatrice della patria, Ahed è un nuovo simbolo difforme della resistenza palestinese,anche per il suo look occidentale, quasi americanizzato, per la sua fisicità e il suo stile di vita (non porta il velo, tocca i maschi…una vera combattente per la causa palestinese non lo farebbe mai, se io, alla mia età toccassi le palle ai militari israeliani finirei in galera e butterebbero via le chiavi...per via dell’età)… Questi atteggiamenti non rappresentano lo stereotipo della bambina palestinese, quanto una figura mediatica di successo (trovo strano che la maggioranza dei giornalisti non si sia posto questo problema), creata ad arte, per arricchire la famiglia che è stata anche foraggiata da Erdogan con regalie varie….e adesso ditelo a Erdogan...tanto non mi mette in prigione, perché le sue galere sono piene di dissidenti, tra il silenzio di questi pacifisti di basso livello.
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