Quotidiano | Categorie: Politica

Il primo dei tre confronti di VicenzaPiù: quello tra Francesco Rucco e Andrea Maroso, in attesa di un "impegnato" Otello Dalla Rosa

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Mercoledi 6 Giugno 2018 alle 10:08 | 0 commenti

Vi proponiamo qui il primo dei tre confronti compIessivi da noi organizzati fra i candidati sindaco di Vicenza sulle soluzioni da ognuno di loro prospettate ai cittadini elettori per alcuni problemi "secondari" della città: il futuro di Aim, delle quote della ex Fiera di Vicenza, del Parco della Pace o Parco per la Pace che dir si voglia, della Fondazione Roi e dei soci truffati della Banca Popolare di Vicenza). A "duellare" politicamente non sulla genesi dei problemi per farli diventare "opportunità" per la città sono il candidato unitario del centrodestra Francesco Rucco (Rucco sindaco) e Andrea Maroso (Siamo Veneto) che ha sportivamente e democraticamente preso il posto di Otello Dalla Rosa sottoponendosi senza timore reverenziale al "vis a vis" con un competitor dato fra i due favoriti della corsa a Palazzo Trissino.

Il candidato sindaco di centro sinistra, infatti, non è riuscito a trovare il tempo, unico tra i sei invitati fin dall'inizio della scorsa settimana, per partecipare al confronto da noi organizzato tra tutti loro in video, senza domande comunicate prima, senza deferenze o preferenze per alcuni a scapito di altri e, soprattutto, senza le solite e vacue domande sul sesso degli angeli.

Il "continuatore" e "perfezionatore" dell'opera di Achille Variati, di cui si fa, lecitamente, forte dopo l'ora d'aria concessagli dal "sistema" in occasione delle primarie, sta, probabilmente, decidendo, mentre si bea della sua conferenza stampa quotidiana per l'osannante stampa... quotidiana locale, cose ben più importanti e da vita reale come piantare i suoi diecimila alberi, completare la lista dei centomila like "nostalgici" su Facebook e, soprattutto, percentualizzare il milione di voti che gli sono stati attribuiti dall'unico sondaggio pubblicato dal quotidiano unico locale da lui stesso commissionato a una società specializzata con ben un dipendente (ci torneremo) e collegata con i soliti noti...

Certi che i lettori/elettori con i loro voti, i "solo" 87.225 reali, sapranno premiare chi, Dalla Rosa, ha già la palma del "continuator" e non ha bisogno di confrontarsi se non "in casa", voi fatevi un'idea di cosa vorrebbero fare al suo posto quelli che non piantano dicemila alberi, non vanno a caccia di centomila like e non si suddividono già il milione di voti per distribuire, due a me e uno a te, le careghe ormai scricchiolanti di una Vicenza depauperata e arrugginita ma che si potrebbe ancora rilanciare e scrostare dai residui corrosivi di un sitema malato di autoconservazione.

Basterebbe volerlo.

E noi, da ieri, lo vogliamo ancora di più.

A seguire pubblicheremo i confronti tra Filippo Albertin (Potere al Popolo Vicenza) e Leonardo Bano (No Privilegi Politici) e poi il terzo con Franca Equizi (Grande Nord) e... una sedia, non carega, che ancora rendiamo disponibile (nuova mail inviata, questa senza risposta alcuna) a un Dalla Rosa così impegnato col suo mondo da evitare un confronto democratico, in rete ma senza rete di protezione, con la città per riconquistare magari la fiducia anche solo di quelli che, come chi vi scrive, tanta in lui ne avevano riposta per le primarie e che ora si sentono traditi.


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Rispondo a Germano Raniero dal mio articolo che, come dice Raniero è monco. Me lo hanno fatto notare in tanti, ma scrivere la storia dei Tamimi bisognerebbe farlo a puntate. Chi come Raniero, cerca giustificazioni nell'asset familiare e nell'ambiente di questa attricetta (già protagonista di un documentario), chi si aggrappa "all'occupazione" (occupazione?) ai lager della Cisgiordania, spesso contrapposti ad alberghi a cinque stelle dove dormono i paraculati delle ONG, chi tollera il terrorismo da ritorsione, sappia che spontaneo o da ritorsione, sempre terrorismo è fa sminuire la figura da pacifista a pacifinto, perché non ci può essere pace costruita su fondamenta di terrorismo. Io sto cercando di evidenziare che la promozione di questa stronzetta viene abilmente sovrapposta all’attività terroristica dei compenti della sua famiglia. Detto questo l'attricette eretta a paladina è contestata anche dai palestinesi, perché non rappresenta un'icona di salvatrice della patria, Ahed è un nuovo simbolo difforme della resistenza palestinese,anche per il suo look occidentale, quasi americanizzato, per la sua fisicità e il suo stile di vita (non porta il velo, tocca i maschi…una vera combattente per la causa palestinese non lo farebbe mai, se io, alla mia età toccassi le palle ai militari israeliani finirei in galera e butterebbero via le chiavi...per via dell’età)… Questi atteggiamenti non rappresentano lo stereotipo della bambina palestinese, quanto una figura mediatica di successo (trovo strano che la maggioranza dei giornalisti non si sia posto questo problema), creata ad arte, per arricchire la famiglia che è stata anche foraggiata da Erdogan con regalie varie….e adesso ditelo a Erdogan...tanto non mi mette in prigione, perché le sue galere sono piene di dissidenti, tra il silenzio di questi pacifisti di basso livello.
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