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Gianni Mion, presidente di BPVi, parla a tutti i Consiglieri comunali di Vicenza e a pochi assessori: con coraggio e... superficialità

Di Piero Casentini Martedi 6 Dicembre 2016 alle 19:21 | 0 commenti

Al di là della simpatia personale che può ispirare Gianni Mion, 73enne manager padovano già braccio destro di Gilberto Benetton, da poco insediatosi sulla poltrona che in BPVi fu di Gianni Zonin, l'Innominato e innominabile almeno in ambienti istituzionali, le parole che il presidente della banca ha pronunciato in sala Bernarda lunedì 5 dicembre (qui il video integrale del suo intervento, ndr), non risultano convincenti, a partire dal cenno al suo rammarico per le dimissioni di Francesco Iorio, che, lo dice lui, gli stava pure simpatico... Nonostante Mion parli chiaro, senza inglesismi o tecnicismi, "il banchese" l'ha definito lui, a cui molti ricorrono come al latinorum di manzoniana memoria, il presidente ha evitato di affrontare alcuni nodi cruciali e dolorosi sia pure davanti a pochi assessori, a nessun rappresentante dei sindacati e a nessun delegato delle associazioni dei soci, in rotta con Variati e con la politica dello struzzo che tira fuori la testa dalla sabbia dopo la tempesta.

È vero che l'ex manager Benetton e imprenditore in proprio, oltre che uomo immagine di quel che rimane della Popolare vicentina, ha sdoganato la proposta, comunque parziale e da irrobustire, di azione di responsabilità contro l'ex consiglio di amministrazione, quello dell'Innominato Gianni Zonin, ma non ancora ha spiegato, il nuovo presidente Gianni Mion, contro chi partità l'azione e per quali precisi motivi nè si è soffermato su quali ipotesi di responsabilità ricadano anche sulla vecchia società di revisione dei conti, la Kpmg.

La società lussemburghese, che a Vicenza gode di grande credibilità istituzionale anche in tempi recenti, forse perché l'assessore Michela Cavalieri ne è stata consultant, potrebbero dire i maliziosi riferendosi, però, ai primi anni '90, quando era ancora giovane, tra il 2014 e il 2016 e dopo le sue evidenti sviste in Banca Popolare di Vicenza, è stata scelta per fare da advisor nella fusione in SVT tra FTV ed AIM mobilità.

Stando all'oggi, Kpmg è impegnata, ora, nella fusione delle Fiere emiliane, nelle quali anche Vicenza è di fatto coinvolta dopo essersi "data" a quella di Rimini sotto lo sguardo compiaciuto del suo presidente in pectore Matteo Marzotto, già consigliere di amministrazione in BPVi, banca verso la quale entrambe le Fiere sono notevolmente esposte.

Ricordata questa mancanza, Mion ha evitato anche di accennare al recente blocco che il Consiglio di Stato ha inferto alle norme emanate da Banca d'Italia per attuare la legge di trasformazione delle popolari in società per azioni, fortemente voluta dall'ora tramontato governo Renzi. Eppure il blocco, ovviamente a scapito della proprietà attuale, potrebbe avere ricadute positive sui tanti soci della Popolare di Vicenza che avrebbero voluto esercitare il diritto di recesso.

L'oratoria di Mion non ha nulla di presidenziale, anzi, e gli va riconosciuta l'assunzione di responsabilità già dimostrata nel convegno al Teatro, quandò sopportò l'onere di parlare in pubblico tra la disperazione di chi ha perso molto, moltissimo se non tutto.

Fa spazientire, invece, quando riferendosi ai colloqui col "dottor Achille Variati", Mion accenna al ruolo ufficioso svolto dalla banca, quello cioè di ammortizzatore sociale, dal momento che i finanziamenti erogati ad aziende che non andavano bene, ai tempi dell'Iri si sarebbe detto decotte, avrebbero sorretto posti di lavoro altrimenti a rischio.

L'ammortizzatore, se c'è stato, si è scaricato sui soci e non sulla banca, che si permette ancora stipendi stellari per i dirigenti, si pensi a Francesco Iorio fresco di dimissioni.

Quando, poi, promuove ora e subito la fusione, ferale per i sindacati locali ma anche per vari analisti finanziari italiani e stranieri, tra Veneto Banca e BPVi, viene il sospetto che il nuovo presidente abbia in mente soprattutto il nuovo azionista di riferimento, cioè il Fondo Atlante, piuttosto che gli azionisti azzerati e i molti dipendenti mentre, quando afferma che se fosse stata ascoltata Banca d'Italia che voleva quella fusione sotto le ali di Zonin non sarebbe successo il disastro che oggi deve gestire, forse il buon Mion trascura che sommando due negatività quella ceh ne risulta è una negatività maggiore. Quando dice, poi, che la banca, dopo le ristrutturazioni necessarie, cioè taglio del personale e riduzione delle sedi, sarà molto appetibile per gli investitori, a chi pensa Mion?

Perché non credo che i quasi 120 mila soci azzerati avranno ancora fiducia in BPVi, e quindi laddove il presidente dice che i vicentini di tutta la provincia si identificano con questa banca, forse può essere vero per il passato, prima che fosse ridotta com'è, l'ha detto anche lui, non dalla Bce ma da una gestione non da "buon padre di famiglia", ma certo non per il presente.

Mentre per il futuro si vedrà chi avrà ancora qualcosa da investire...

Intenerisce, poi, la speranza verso il futuro di questo top manager oggi prestato ai banchieri, quando prende a modello per il futuro Credem, capace secondo lui di assumere centinaia e centinaia di nuovi dipendenti negli ultimi anni. Fa bene, invece, Mion a rivendicare la soddisfazione nell'essere stato giudicato presentabile, perché è una persona sulla cui onestà non vi è motivo di dubitare.

Ma non credo troverà molti consensi se i criteri che seguirà saranno quelli che, nell'interesse dell'attuale socio di fatto unico e nel sogno di disegnare un progetto veneto che mai c'è stato quando avrebbe potuto e dovuto esserci, porteranno a dover contare, tra qualche tempo, quanti vivi ci saranno ancora.


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