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Da Vinòva la storia "nova" dei fattacci della Fondazione Roi: dopo "Roi, La Fondazione demolita" svelate possibili "distrazioni" e acquisizioni low cost di oggetti di pregio

Di Pietro Cotròn Martedi 17 Ottobre 2017 alle 11:55 | 0 commenti

Ieri sera, 16 ottobre, dopo quella di venerdì scorso a Villa Lattes col senatore pentastellato Enrico Cappelletti e la capogruppo M5S di Vicenza Liliana Zaltron, Vinòva col suo presidente Otello Dalla Rosa, candidato alle primarie del centrosinistra per le prossime elezioni del sindaco della città, ha "ospitato" la presentazione di "Roi. La Fondazione demolita" regalando all'autore, il nostro direttore Giovanni Coviello,  come informato e arguto "moderatore" Antonio Di Lorenzo e Paolo Gurisatti come "pungolatore" per la verità in po' spuntato, peccato, vista la sua premessa di non aver avuto modo di approfondire  l'argomento.

Se questo fatto lo ha portato spesso a divagare su questioni importanti sull'opacità della città e sulle sue carenze progettuali, ma senza focalizzarsi su quanto specificamente le denunciasse il nostro libro dossier sullo sconquasso della Fondazione Roi, avvenuto senza che alcuno se ne curasse nonostante anche la nota e pericolosa sovrapposizione di ruoli del suo presidente che era anche presidente della BPVi abbiamo, quindi, pensato bene di "regalare" noi ai presenti una serie di clamorosi aggiornamenti sui "fattacci" scoperti da noi grazie anche ai documenti disponibili dell'inchiesta sulla Banca Popolare di Vicenza dopo la chiusura delle indagini su Gianni Zonin & c.

Tanto per incuriosirvi si è parlato ieri sera anche di indagini su collezioni di avorio e di quadri destinate alla Roi, che secondo alcuni testimoni, sarebbero, invece, presso l'abitazione di Gianni Zonin oltre che di una collezione di preziose monete d'oro che i testi asseriscono sia stata acquistata da Giuseppe Zigliotto a prezzi di favore.

Tutte accuse queste che la GdF ritiene plausbili ma per la cui verifica, ad oggi non ancora dimostrabile con certezza vista la mancanza di un inventario dei beni della Fondazione, ha chiesto alla procura di Vicenza le autorizzazioni di imperio necesarie a svolgere approfondimenti. Torneremo per iscritto su queste ed altre rivelazioni ma, intanto, nel video che abbiamo estratto dalla serata ne trovate il primo riscontro.

Se là dove era possibile, quindi, è mancata l'attenzione "politica" sulla gestione della Roi, nel cui Cda ha sempre seduto prima e lecitamente la direttrice pro tempore, Elisa Avagnina, e poi, con notevoli dubbi sulla corrispondenza ai dettati dello statuto, il direttore prima scientifico e poi onorario Giovanni Villa, voluto da Bulgarini con l'avallo di Variati, sui fatti che hanno rilievo legale abbiamo la presunzione di avere il merito di averli posti e di porli con determinazione ostinata all'attenzione giudiziaria, condividendo con ben pochi questa ennesima denuncia del sottobosco che domina Vicenza per ammissione stessa dell'altro candidato alle priamrie, il vice sindaco attuale Jacopo Bulgarini d'Elci, che fece, semel in anno (una sola volta, ndr), ammenda pubblica di non essersi opposto a questo "sistema".

Il nostro direttore, e la società editrice di VicenzaPiù, stanno pagando pesantemente, anche per altre vie, questa denuncia, che prosegue dopo la pubblicazione del libro, con una richiesta intimidatoria di "almeno" un milione di euro di danni avanzata dall'allora presidente pro tempore, richiesta concretizzatasi in un'udienza tenutasi subito (rapida la magistratura quadno si... può) e ora ancora in essere, nonostante le ben diverse assicurazioni del nuovo (?) cda, fin troppo legato al precedente di cui conserva 4 membri più... uno.

Per giunta la pratica legale è pagata dalla Roi attuale e non certo dal "povero" Zonin ma, soprattutto, è pagata da noi, e questo ci mette in difficoltà come da piani generali del sistema denunciato, a parole, da secondo di Achille Variati, da quest'ultimo indicato, infatti, come il "migliore" al suo posto...


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Rispondo a Germano Raniero dal mio articolo che, come dice Raniero è monco. Me lo hanno fatto notare in tanti, ma scrivere la storia dei Tamimi bisognerebbe farlo a puntate. Chi come Raniero, cerca giustificazioni nell'asset familiare e nell'ambiente di questa attricetta (già protagonista di un documentario), chi si aggrappa "all'occupazione" (occupazione?) ai lager della Cisgiordania, spesso contrapposti ad alberghi a cinque stelle dove dormono i paraculati delle ONG, chi tollera il terrorismo da ritorsione, sappia che spontaneo o da ritorsione, sempre terrorismo è fa sminuire la figura da pacifista a pacifinto, perché non ci può essere pace costruita su fondamenta di terrorismo. Io sto cercando di evidenziare che la promozione di questa stronzetta viene abilmente sovrapposta all’attività terroristica dei compenti della sua famiglia. Detto questo l'attricette eretta a paladina è contestata anche dai palestinesi, perché non rappresenta un'icona di salvatrice della patria, Ahed è un nuovo simbolo difforme della resistenza palestinese,anche per il suo look occidentale, quasi americanizzato, per la sua fisicità e il suo stile di vita (non porta il velo, tocca i maschi…una vera combattente per la causa palestinese non lo farebbe mai, se io, alla mia età toccassi le palle ai militari israeliani finirei in galera e butterebbero via le chiavi...per via dell’età)… Questi atteggiamenti non rappresentano lo stereotipo della bambina palestinese, quanto una figura mediatica di successo (trovo strano che la maggioranza dei giornalisti non si sia posto questo problema), creata ad arte, per arricchire la famiglia che è stata anche foraggiata da Erdogan con regalie varie….e adesso ditelo a Erdogan...tanto non mi mette in prigione, perché le sue galere sono piene di dissidenti, tra il silenzio di questi pacifisti di basso livello.
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