Quotidiano | Categorie: Fatti

Wild Side Basketball n. 17, parte III: le vicentine di serie A e le altre stelle locali

Di Michele Cogno Martedi 23 Gennaio 2018 alle 21:24 | 0 commenti

Nella puntata numero 17 per la stagione di Wild Side Basketball nella nuova veste televisiva su VicenzaPiu.Tv (qui quella integrale), lo studio era gremito nella prima parte (clicca qui) di ospiti (per la Pallacanestro Altavilla Mirko Gualtiero, per l'Argine Basket 2001 Mathias Bernardotto e Giacomo Statua) mentre nella seconda parte della puntata lo spazio era tutto per il commento alla NBA (clicca qui). Negli ultimi 20 minuti, quelli che riproponiamo "in singola visone" qui, largo spazio, invece, alle leghe nazionali e locali. Per il basket femminile abbiamo analizzato l'andamento del Famila Schio e della Velcofin Vicenza.

Quest'ultima reduce da due sconfitte, una in coppa Italia e l'altra in campionato che hanno un po' rallentato la corsa delle ragazze di coach Chimenti. Analisi poi da parte di Nicola Zen della partita giocata dalla Tramarossa Vicenza per il campionato di Serie B. Poi a scendere Arzignano e Bassano e Dueville per la C Gold e Playbasket in Serie C Silver


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Rispondo a Germano Raniero dal mio articolo che, come dice Raniero è monco. Me lo hanno fatto notare in tanti, ma scrivere la storia dei Tamimi bisognerebbe farlo a puntate. Chi come Raniero, cerca giustificazioni nell'asset familiare e nell'ambiente di questa attricetta (già protagonista di un documentario), chi si aggrappa "all'occupazione" (occupazione?) ai lager della Cisgiordania, spesso contrapposti ad alberghi a cinque stelle dove dormono i paraculati delle ONG, chi tollera il terrorismo da ritorsione, sappia che spontaneo o da ritorsione, sempre terrorismo è fa sminuire la figura da pacifista a pacifinto, perché non ci può essere pace costruita su fondamenta di terrorismo. Io sto cercando di evidenziare che la promozione di questa stronzetta viene abilmente sovrapposta all’attività terroristica dei compenti della sua famiglia. Detto questo l'attricette eretta a paladina è contestata anche dai palestinesi, perché non rappresenta un'icona di salvatrice della patria, Ahed è un nuovo simbolo difforme della resistenza palestinese,anche per il suo look occidentale, quasi americanizzato, per la sua fisicità e il suo stile di vita (non porta il velo, tocca i maschi…una vera combattente per la causa palestinese non lo farebbe mai, se io, alla mia età toccassi le palle ai militari israeliani finirei in galera e butterebbero via le chiavi...per via dell’età)… Questi atteggiamenti non rappresentano lo stereotipo della bambina palestinese, quanto una figura mediatica di successo (trovo strano che la maggioranza dei giornalisti non si sia posto questo problema), creata ad arte, per arricchire la famiglia che è stata anche foraggiata da Erdogan con regalie varie….e adesso ditelo a Erdogan...tanto non mi mette in prigione, perché le sue galere sono piene di dissidenti, tra il silenzio di questi pacifisti di basso livello.
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