Quotidiano | Categorie: Scuola e formazione, Fatti

Vicenza, a giudizio maestra d'asilo della scuola d'infanzia "Don Bosco" a Monticello. Una mamma: i nostri figli avevano ragione

Di Note ufficiali Sabato 17 Febbraio 2018 alle 21:58 | 0 commenti

Bambini sculacciati e umiliati nella scuola d'infanzia "Don Bosco" a Monticello Conte Otto, Vicenza. Maestra a giudizio per abuso dei mezzi di correzione e genitori pronti a costituirsi parte civile. Parla una mamma: "I nostri figli avevano ragione". Erano stati alcuni genitori a far partire le indagini. I bambini mostravano "strani comportamenti, strane reazioni e paure che prima non avevano", racconta mamma Katia nel video di testimonianza. I fatti risalgono al periodo tra l'autunno 2015 e i primi mesi del 2016.

Le telecamere nascoste avrebbero ripreso bambini sculacciati, strattonati, messi in punizione seduti da soli in un angolo, costretti a mangiare le carote a forza, alzati di peso, umiliati, rimproverati con urla.
"Ci hanno accusato di voler infangare il buon nome della scuola - racconta la mamma - ci hanno detto che i bambini volevano solo più attenzione. Sono felice di smentirli: I nostri figli avevano ragione".
Il Pubblico ministero ha chiuso le indagini preliminari e chiesto il rinvio a giudizio per abuso dei mezzi di correzione e disciplina (571 c.p.). La maestra, che aveva lasciato la scuola dopo l'inchiesta, respinge le accuse, mentre i genitori di otto bambini si preparano a costituirsi parte civile. Cinque famiglie sono seguite dall'avv. Canobbio, direttore del Comitato scientifico de La Via dei Colori.

Via dei Colori onlus

La Via dei Colori onlus è l'associazione punto di riferimento in Italia per minori e minoranze vittime di maltrattamenti in strutture scolastiche e assistenziali. Attualmente, oltre a effettuare ricerca e formazione nell'ambito della prevenzione agli abusi, segue più di 600 famiglie offrendo consulenza tecnica legale, psicologica e di orientamento, dando il proprio supporto a oltre 100 processi in Italia.


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Rispondo a Germano Raniero dal mio articolo che, come dice Raniero è monco. Me lo hanno fatto notare in tanti, ma scrivere la storia dei Tamimi bisognerebbe farlo a puntate. Chi come Raniero, cerca giustificazioni nell'asset familiare e nell'ambiente di questa attricetta (già protagonista di un documentario), chi si aggrappa "all'occupazione" (occupazione?) ai lager della Cisgiordania, spesso contrapposti ad alberghi a cinque stelle dove dormono i paraculati delle ONG, chi tollera il terrorismo da ritorsione, sappia che spontaneo o da ritorsione, sempre terrorismo è fa sminuire la figura da pacifista a pacifinto, perché non ci può essere pace costruita su fondamenta di terrorismo. Io sto cercando di evidenziare che la promozione di questa stronzetta viene abilmente sovrapposta all’attività terroristica dei compenti della sua famiglia. Detto questo l'attricette eretta a paladina è contestata anche dai palestinesi, perché non rappresenta un'icona di salvatrice della patria, Ahed è un nuovo simbolo difforme della resistenza palestinese,anche per il suo look occidentale, quasi americanizzato, per la sua fisicità e il suo stile di vita (non porta il velo, tocca i maschi…una vera combattente per la causa palestinese non lo farebbe mai, se io, alla mia età toccassi le palle ai militari israeliani finirei in galera e butterebbero via le chiavi...per via dell’età)… Questi atteggiamenti non rappresentano lo stereotipo della bambina palestinese, quanto una figura mediatica di successo (trovo strano che la maggioranza dei giornalisti non si sia posto questo problema), creata ad arte, per arricchire la famiglia che è stata anche foraggiata da Erdogan con regalie varie….e adesso ditelo a Erdogan...tanto non mi mette in prigione, perché le sue galere sono piene di dissidenti, tra il silenzio di questi pacifisti di basso livello.
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