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Quando i ritorni sono riscoperte di valori e uomini che mancano a Vicenza: Ciro Asproso presenta la Coalizione Civica per Vicenza

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Mercoledi 22 Novembre 2017 alle 22:09 | 0 commenti

Valentina Dovigo, Adriano Verneau, Walter Fabris, Nora Rodriguez, Beatrice Peruffo, Silvia Dalla Rosa, Bruno Cazzola, Piero Pellizzaro, Niccolò Della Lucilla, Gino Zanni, Ciro Asproso, Giancarlo Albera, Mattia Pilan e Davide Vittorelli: ecco la "costituente" della Coalizione Civica per Vicenza che giovedì 23 Novembre, alle ore 20:30, nella Sala Conferenze dei Chiostri di Santa Corona a Vicenza, darà il battesimo a "un cantiere politico per mettere insieme tutte le esperienze virtuose del territorio: dalle associazioni che hanno lottato per la difesa dell'ambiente e del territorio, alle associazioni culturali e impegnate nel sociale che vogliono una città meno diseguale e più inclusiva, ai tanti cittadini che vogliono costruire un'alternativa".

Il cantiere, ci dice Ciro Asproso nell'intervista video, che vi proponiamo la sera prima del debutto ufficiale della Coalizione, ambisce ad accogliere "tutte le persone che vogliono costruire una città aperta, solidale, inclusiva, rispettosa dell'ambiente e delle generazioni future. Per far questo, ispirandoci all'esperienza di Coalizione Civica di Padova, proponiamo un processo attraverso cui costruire un progetto per la città".

Lui, nato ambientalista e arrivato a Sel ma non a Sinistra Italiana, ora, seguendo un percorso coerente, è pronto a lanciare nuove figure a cui passare il testimone "per non impantanarsi in vecchie discussioni, per raccogliere eredità ideali ma non ideologiche, per riassaporare il gusto della discussione e delal progettualità".

Asproso parla, voi ascoltatelo e guardate il suo volto che esprime ancora così tanto amore per la politica da far apparire il suo ritorno sulla scena, da qualunque parte lo si guardi, come la riscoperta di valori e uomini che mancano da tempo a Vicenza: "l'errore maggiore di Achille Variati, ottimo amministratore dell'ordinario ma insufficiente programmatore del futuro migliore per Vicenza, è stato quello di assorbire e appiattire nella sua figura predominante anche il Partito democratico, che pure l'ha espresso, ma di cui non ha incarnato i valori, raccogliendo consensi trasversali. E l'errore conseguente e altrettanto evidente, non per lui come uomo al comando, è non aver lavorato per la costruzione di una squadra che ne proseguisse il lavoro, anche in maniera costrutticvamente critica e adeguata ai tempi...".


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Rispondo a Germano Raniero dal mio articolo che, come dice Raniero è monco. Me lo hanno fatto notare in tanti, ma scrivere la storia dei Tamimi bisognerebbe farlo a puntate. Chi come Raniero, cerca giustificazioni nell'asset familiare e nell'ambiente di questa attricetta (già protagonista di un documentario), chi si aggrappa "all'occupazione" (occupazione?) ai lager della Cisgiordania, spesso contrapposti ad alberghi a cinque stelle dove dormono i paraculati delle ONG, chi tollera il terrorismo da ritorsione, sappia che spontaneo o da ritorsione, sempre terrorismo è fa sminuire la figura da pacifista a pacifinto, perché non ci può essere pace costruita su fondamenta di terrorismo. Io sto cercando di evidenziare che la promozione di questa stronzetta viene abilmente sovrapposta all’attività terroristica dei compenti della sua famiglia. Detto questo l'attricette eretta a paladina è contestata anche dai palestinesi, perché non rappresenta un'icona di salvatrice della patria, Ahed è un nuovo simbolo difforme della resistenza palestinese,anche per il suo look occidentale, quasi americanizzato, per la sua fisicità e il suo stile di vita (non porta il velo, tocca i maschi…una vera combattente per la causa palestinese non lo farebbe mai, se io, alla mia età toccassi le palle ai militari israeliani finirei in galera e butterebbero via le chiavi...per via dell’età)… Questi atteggiamenti non rappresentano lo stereotipo della bambina palestinese, quanto una figura mediatica di successo (trovo strano che la maggioranza dei giornalisti non si sia posto questo problema), creata ad arte, per arricchire la famiglia che è stata anche foraggiata da Erdogan con regalie varie….e adesso ditelo a Erdogan...tanto non mi mette in prigione, perché le sue galere sono piene di dissidenti, tra il silenzio di questi pacifisti di basso livello.
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