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"Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante", a Schio presentato il libro di Giorgio Langella per VicenzaPiù che ha squarciato il silenzio su tanti morti: ora almeno se ne parla...

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Sabato 30 Settembre 2017 alle 14:10 | 0 commenti

Nessuno potrà ridare la vita a Praia a Mare agli oltre 100 morti o la salute alle decine di colpiti da tumore dopo aver lavorato per anni nella ex fabbrica dei veleni prima di Rivetti, poi della Lanerossi - Eni e, infine, della Marzotto e i cui responsabili non sono stati... individuati nel processo Marlane Marzotto, in cui tutti gli imputati, a partire da Pietro Marzotto, sono andati assolti per un complesso di motivazioni. E nessuno potrà cancellare le altre 29 morti e la decina di nuovi tumori sotto esame nelle indagini appena (ri)aperte e denominate per semplicità Marlane Marzotto bis che hanno portato anche (finalmente?) al sequestro dello stabilimento dismesso con le sue scorie dal 2004.

 

Ma se un merito particolare ha il libro "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" (firmato da Giorgio Langella per la  collana Vicenza Papers, curata da chi vi scrive, disponibile in versione cartacea e anche in versione eBook, presentato giovedì 28 a Schio alla presenza del "coraggioso" sindaco Valter Orsi col relativo video qui disponibile per tutti), di certo ha quello di aver rotto il silenzio generale su un dramma del lavoro che ha colpito più del 15% dei dipendenti di quello stabilimento in cui la gente lavorava per mangiare ed è... morta.

Se oggi, all'apertura del Marlane Marzotto bis, tutti i media se ne stanno interessando (forse perchè tra gli indagati non c'è più il capo famiglia?) ne siamo felici, Giorgio Langella, io, tutti coloro che ci hanno  letto negli oltre 200 pezzi riportati su questo giornale e tutti quelli che stanno acquistando il libro.

Ma  aumenta anche la nostra rabbia, sì la rabbia, perche se i nuovi 29 morti hanno squarciato il silenzio generale di una stampa pigra se non pavidanon capiamo perchè gli altre 100 e passa morti siano stati uccisi due volte: dai prodotti tossici ingeriti, e che ora sono in quei terreni sequestrati, e dal silenzio di chi doveva urlare il loro dolore.

Noi, qui, dopo il coinvolgente intervento fi Giorgio Langella nella presentazione, ci limitiamo a riportare questa dedica:

"In quanto assolti Pietro Marzotto, Silvano Storer, Antonio Favrin, Attilio Rausse, Lorenzo Bosetti, Jean De Jaegher, Carlo Lomonaco (già sindaco di Praia a Mare), Bruno 7 Taricco, Vincenzo Benincasa, Salvatore Cristallino, Ivo Comegna, Giuseppe Ferrari, Lamberto Priori, Ernesto Emilio Fugazzola, molti di questo territorio vicentino, nulla hanno da temere in vita. Ma leggere, e capire, questo libro, magari in silenzio con se stessi, potrebbe aiutarli a non soffocare in un rimorso che, come sentimento, mi auguro non sia ancora totalmente sepolto dalle poche migliaia di euro che hanno riconosciuto ai familiari dei morti e ai sopravvissuti per seppellire anche le accuse".


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Rispondo a Germano Raniero dal mio articolo che, come dice Raniero è monco. Me lo hanno fatto notare in tanti, ma scrivere la storia dei Tamimi bisognerebbe farlo a puntate. Chi come Raniero, cerca giustificazioni nell'asset familiare e nell'ambiente di questa attricetta (già protagonista di un documentario), chi si aggrappa "all'occupazione" (occupazione?) ai lager della Cisgiordania, spesso contrapposti ad alberghi a cinque stelle dove dormono i paraculati delle ONG, chi tollera il terrorismo da ritorsione, sappia che spontaneo o da ritorsione, sempre terrorismo è fa sminuire la figura da pacifista a pacifinto, perché non ci può essere pace costruita su fondamenta di terrorismo. Io sto cercando di evidenziare che la promozione di questa stronzetta viene abilmente sovrapposta all’attività terroristica dei compenti della sua famiglia. Detto questo l'attricette eretta a paladina è contestata anche dai palestinesi, perché non rappresenta un'icona di salvatrice della patria, Ahed è un nuovo simbolo difforme della resistenza palestinese,anche per il suo look occidentale, quasi americanizzato, per la sua fisicità e il suo stile di vita (non porta il velo, tocca i maschi…una vera combattente per la causa palestinese non lo farebbe mai, se io, alla mia età toccassi le palle ai militari israeliani finirei in galera e butterebbero via le chiavi...per via dell’età)… Questi atteggiamenti non rappresentano lo stereotipo della bambina palestinese, quanto una figura mediatica di successo (trovo strano che la maggioranza dei giornalisti non si sia posto questo problema), creata ad arte, per arricchire la famiglia che è stata anche foraggiata da Erdogan con regalie varie….e adesso ditelo a Erdogan...tanto non mi mette in prigione, perché le sue galere sono piene di dissidenti, tra il silenzio di questi pacifisti di basso livello.
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