La maratona di Gerusalemme l'8 marzo 2018: una comunione d'idee, stili e religioni
Mercoledi 14 Febbraio 2018 alle 21:28 | 0 commenti
Ho sempre sostenuto e continuo a sostenere che Israele, padre della tecnologia e madre della comunicazione, non sa comunicare. Ho letto i vari press release sulla prossima Maratona di Gerusalemme e a costo di diventare antipatica, ammesso che gli sia simpatica, all'Ambasciatore Ofer Sachs ripeto che manca l'anima nei comunicati stampa. Quella di Gerusalemme non è una maratona vera e propria: è una comunione d'idee, stili e religioni. Mentre correte, la corsa passa in secondo luogo ed emerge invece Gerusalemme, capitale di Israele dal 1950, nella sua totale bellezza storica, religiosa e culturale che offre a turisti e atleti paesaggi, luoghi, scenari, emozioni, soldati e soldatatesse mozzafiato.
Qui Oriente e Occidente s'incontrano, passato e presente si toccano e le ideologie forgiano modi di vita diversi eppure uguali. Quattro millenni di tradizione ebraica, oltre cento anni di sionismo e oltre sei decenni di stato moderno, un po' di guerre, hanno contribuito alla formazione di una cultura che ha creato una propria identità , mantenendo nel contempo l'unicità delle almeno 120 comunità che la compongono...
Ma se scrivo tutto ora cosa scriverò per il GFNY (maratona in bicicletta) del 27 aprile e per la partenza del Giro d'Italia del 4 maggio?
Ritornando alla maratona, saranno almeno 30.000 i partecipanti, provenienti da 55 paesi (alla faccia di chi vuol boicottare Israele) e come nelle edizioni passate sono previste la maratona da 42 km., la mezza maratona, di solito preferita dai diversamente giovani e da quelli più pigri, i 10 km e tragitti più brevi per le famiglie.
Lo scorso anno un ottantatreenne nato a Noventa Vicentina, ma ora residente a Illasi (Vr), Rodolfo Zanchetta è stato il primo dei senior, riporto una sua dichiarazione all'Arena del 18 aprile: "Mi ha mosso soprattutto il desiderio di continuare a camminare nel segno della fratellanza fra i popoli e poi non potevo trascurare almeno una presenza nelle terre che hanno visto l'origine della nostra fede cristiana".
Gerusalemme non potrà mai essere solo una maratona, è un mosaico dove sono inserite tutte le tessere, una struttura geografica e spirituale con le coordinate di dove noi ora siamo e di dove noi domani saremo.
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