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Antonio Bortoli su Borgo Berga si difende col silenzio: ma lui è il dg del Comune di Vicenza non un comune cittadino, lo dice Cappelleri. Achille Variati lo inviti a parlare, lo "dimetta" o lasci lui! Ma non pianga dopo: BPVi docet

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Giovedi 15 Dicembre 2016 alle 21:46 | 0 commenti

«TG2: il cemento cancella Vicenza dai gioielli dell'Unesco. Giovanna Dalla Pozza accusa, Achille Variati si autoassolve, così titolavamo il 10 luglio scorso una delle mille denunce anche sui media nazionali degli obbrobri che deturpano Vicenza a Borgo Berga, pensati sotto l'amministrazione di Enrico Hüllweck e avanzati con quella di Achille Variati, che per sè trova sempre giustificazioni e anche in questo caso si autoassolve. E se Hüllweck si defila e il Variati si autoassolve, agitando fiabesche e ipocrite bacchette magiche per "cancellare" il mostro edilizio targato Maltauro che sta portando l'Unesco a cancellare la città del Palladio dalla città suo Patrimonio, a spalleggiarli ci sono Antonio Bortoli, direttore generale del Comune di Vicenza, l'ex capo dipartimento del Territorio, Lorella Bressanello (moglie dell'ex sindaco Enrico Hüllweck) e l'ex dirigente dell'Urbanistica di Palazzo Trissino, Franco Zanella, che si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere.

Dei tre indagati, su un totale di 18, nell'inchiesta per la lottizzazione abusiva del lotto "E" di Borgo Berga condotta da Antonino Cappelleri, la posizione di Antonio Bortoli è quella più sconcertante.

Se costui utilizza nella sua strategia difensiva il "silenzio" come la legge gli consente il silenzio e come ha fatto chiaramente capire anche uno "sconsolato" procuratore capo alle prese con i silenzi omertosi di Vicenza sul crac della Banca Popolare di Vicenza e su questa lottizzazione del noto gruppo Maltauro, un altro degli assi del potere locale, questo è legale e lecito per un cittadino qualuqnue.

Ma Bortoli non è un cittadino qualunque, come ora possono essere gli ex dirigenti comunali Bressanello e Zanella, lui è il direttore generale in carica del Comune di Vicenza.

Il suo silenzio equivale a quello della Giunta e di Achille Variati e fa sorgere altre domande sul già discusso sindaco che continua a sedere su quatro poltrone ma non fa nulla perchè il suo dg faccia chiarezza.

Di certo Variati non può imporre la strategia difensiva al cittadino semplice Bortoli, ma il "quattropoltrone" sindaco deve pretendere trasparenza dal direttore generale del Comune oppure chiedergli o, se del caso, imporgli un passo indietro per farlo tornare cittadino semplice nel pieno dei suoi diritti singoli.

Bortoli non può rimanere più al vertice dell'organigramma comunale non rivelando quello che sa ma mantenendo il "pieno" della sua funzione e della sua retribuzione.

A meno che il direttore generale non voglia o non debba coprire qualcosa che Variati sa.

Se così fosse sia il sindaco a parlare e a dire tutto e subito, senza ulteriori indugi, e non riprovi, a danni ulteriori fatti, a frignare in futuro organizzando magari ancora una volta un convegno per confessare che si sentirebbe «in parte colpevole, forse potevo e dovevo fare qualcosa per i cittadini di Vicenza e non solo fidarmi dei miei amici ...».

Già sentita questa frase?

Sì, una molto simile per il crac della BPVi.

Cambiate "cittadini di Vicenza" con "soci della Banca Popolare di Vicenza" e vi aumenterà la voglia di chiedere con noi a Variati le dimissioni. 

Per troppi silenzi o eccessivo ritardo nel capire, lui che dall'alto delle sue poltrone dovrebbe denunciare le malefatte e capirle più e prima di tutti noi.

A meno che le malefatte per lui non siano delle "benfatte".


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