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Categorie: Ambiente

Festa dell'Albero, a Vicenza piantato un Ginkgo Biloba donato da un nonno al suo nipotino

Lunedi 21 Novembre 2016 alle 17:00

Un Ginkgo Biloba chiamato Aeneas, donato dal nonno Domenico Garieri, è stato piantato stamane, 21 novembre, nel parco pubblico di via Adenauer a Vicenza. Presenti l'Assessore alla Cura urbana, Cristina Balbi, il presidente Legambiente Vicenza, Adriano Battagin, alcuni membri dell'associazione Amici dei Parchi, il presidente dell'ordine degli agronomi e dottori forestali della provincia di Vicenza, Cesare Cariolato, e i bambini delle classi terze, quarte e quinte della limitrofa scuola primaria Giovanni XXIII. Una gioiosa e breve cerimonia, nonostante la pioggerella fina che cadeva dal cielo, che ha coinvolto anche alcuni familiari degli studenti e privati cittadini in quella che è stata la declinazione cittadina della terza festa nazionale degli alberi.

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In Il Clan dei Tamimi: un "racconto diverso" sulla vicenda di Ahed Tamini, l'attivista palestinese diciassettenne appena liberata
Rispondo a Germano Raniero dal mio articolo che, come dice Raniero è monco. Me lo hanno fatto notare in tanti, ma scrivere la storia dei Tamimi bisognerebbe farlo a puntate. Chi come Raniero, cerca giustificazioni nell'asset familiare e nell'ambiente di questa attricetta (già protagonista di un documentario), chi si aggrappa "all'occupazione" (occupazione?) ai lager della Cisgiordania, spesso contrapposti ad alberghi a cinque stelle dove dormono i paraculati delle ONG, chi tollera il terrorismo da ritorsione, sappia che spontaneo o da ritorsione, sempre terrorismo è fa sminuire la figura da pacifista a pacifinto, perché non ci può essere pace costruita su fondamenta di terrorismo. Io sto cercando di evidenziare che la promozione di questa stronzetta viene abilmente sovrapposta all’attività terroristica dei compenti della sua famiglia. Detto questo l'attricette eretta a paladina è contestata anche dai palestinesi, perché non rappresenta un'icona di salvatrice della patria, Ahed è un nuovo simbolo difforme della resistenza palestinese,anche per il suo look occidentale, quasi americanizzato, per la sua fisicità e il suo stile di vita (non porta il velo, tocca i maschi…una vera combattente per la causa palestinese non lo farebbe mai, se io, alla mia età toccassi le palle ai militari israeliani finirei in galera e butterebbero via le chiavi...per via dell’età)… Questi atteggiamenti non rappresentano lo stereotipo della bambina palestinese, quanto una figura mediatica di successo (trovo strano che la maggioranza dei giornalisti non si sia posto questo problema), creata ad arte, per arricchire la famiglia che è stata anche foraggiata da Erdogan con regalie varie….e adesso ditelo a Erdogan...tanto non mi mette in prigione, perché le sue galere sono piene di dissidenti, tra il silenzio di questi pacifisti di basso livello.
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